QUESTECONOMIA > LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE - Sue conseguenze sull'organizzazione sociale
C'ERA UNA VOLTA, TANTO TEMPO FA.......
LA PRIMA MACCHINA: L’UOMO
C’era una volta, tanto tempo fa, un uomo che trasportava una pietra.
Aveva utilizzato i propri occhi per cercare la pietra, le proprie mani per afferrare la pietra, le proprie braccia per sollevarla, le proprie gambe per trasportarla. Prima ancora aveva usato il proprio cervello per capire a cosa gli serviva quella pietra; ma questo ci interessa relativamente. Quest’uomo sta utilizzando il proprio corpo come una macchina per produrre un lavoro. Una macchina dotata di sensori (occhi, orecchi, tatto), di utensili (mani, piedi), di serbatoio di energia (stomaco, intestino), di organi di trasmissione (muscoli, tendini), di circuiti elettrici (sistema nervoso), di elaboratore di dati ( cervello). Una macchina completa e con tecnologia molto sofisticata. Ma con alcuni limiti sotto il profilo produttivo. Ha un serbatoio di energia per alimentare i muscoli (lo stomaco), molto piccolo. Allora bisogna frequentemente interrompere il lavoro per rifornirsi di energia mangiando; o addirittura per andare a caccia per procurarsi il cibo. E’ costruita con materiali molto sofisticati ma molto delicati; perciò è soggetta a limitazioni nel tempo di funzionamento: si accumulano nel corpo scorie, chiamate fatica, che devono essere eliminate frequentemente con una operazione di pulizia che si chiama riposo. La parte più sofisticata del corpo, il cervello, è alimentata da batterie a durata molto limitata, che si debbono frequentemente ricaricare con un processo rigenerativo che si chiama sonno. Chi ha un corpo più grosso produce più lavoro,e questo crea diseguaglianze nella gerarchia sociale. Ma non sempre chi lavora di più lavora meglio: è determinante l’efficienza del lavoro, cui provvede il cervello.
Il cervello viene attivato dal bisogno: chi possiede un corpo piccolo per sollevare una pietra grande deve inventarsi qualcosa.
La vecchia massima che il bisogno aguzza l’ingegno racchiude in sé tutta la filosofia della innovazione tecnologica della produzione industriale. Lo sviluppo della produttività industriale è un processo lento e continuo, fatto di piccoli miglioramenti, tutti importanti. Ma in determinati momenti storici l’accumulo dei bisogni e delle esigenze è tale che, come in una caldaia dove la pressione del vapore si accumula sempre di più per fornire più energia, si ha una grossa esplosione che muta radicalmente la situazione produttiva esistente.
Si ha quella che si suole definire una rivoluzione: una rivoluzione industriale.
(estratto dal saggio di Roberto Ippolito LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE - Edizioni Pacini Pisa )
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